Domenica, 20 Luglio 2014 22:38

Ortodossia, fede, destra e sinistra

Scritto da  Gerardo

Come annunciato nelle scorse comunicazioni, la I.A.O. (Interparliamentary Assembly on Ortodoxy, Mosca 25-29 giugno 2014) ha tenuto la sua XXI assemblea sul tema Interparliamentary democracy, christianity orthodoxy. I momenti forti sono stati diversi. Nel seguito, un’ampia riflessione di Arnaldo Nesti e diverse foto dell’evento.




Come ha sottolineato il metropolita Hilarion l’Assemblea con gli anni si è trasformata “in un organo autorevole di cooperazione di parlamentari legati dai valori comuni del cristianesimo ortodosso. A suo avviso l’assemblea interparlamentare ha assunto una rilevanza notevole nella vita internazionale anche se ha davanti un lungo cammino per diventare una reale alternativa alle relazioni internazionali secolarizzate. Quale tuttavia ad esempio la posizione dell’IAO di fronte all’Ucraina? Sono molto lontani i tempi di quando un principe slavo obbligò i suoi sudditi ad immergersi nel fiume Dnjepr, che attraversa Kiev, perché fossero battezzati nella fede che egli aveva di recente abbracciato. Dopo essersi liberati della stretta politica russa con la rivoluzione arancione dello scorso anno, molti ucraini stanno rivolgendo i loro impulsi nazionalistici verso la religione, stanno cercando di creare pertanto una chiesa ucraina indipendente, puntando ad una chiesa indipendente alla pari di quella di Mosca, piuttosto che una sua filiazione. Se dovesse perdere la chiesa, Mosca non avrebbe alcuna speranza di far rientrare l’Ucraina in un impero russo risuscitato, afferma il Patriarca Filarete attuale capo della Chiesa ortodossa ucraina separatista.
Il metropolita Hilarion proprio a proposito della situazione ucraina dichiara che “l’escalation di violenza in Ucraina non ci può lasciare indifferenti. Il patriarca di tutta la Russia invita a pregare per la restaurazione della pace. Ma da quale parte porsi? La risposta: “La Chiesa non potrà mai identificarsi con coloro che sono impegnati in fratricidio”. Chi sono però questi violenti? Non era difficile capire il pensiero, senza esplicitare i nomi.
Le giornate si sono succedute nel reiterare la rilevanza de i valori della tradizione ortodossa per la pace e in conformità ai i valori. Ho avuto la netta sensazione, nonostante la presenza di rappresentanti ufficiali del patriarcato di Costantinopoli, che i lavori si svolgessero non solo dal punto di vista spaziale ma anche culturale ed etico politico sub influsso russo. Non è mancato qualche riferimento al lavoro per il sinodo universale cui sta da tempo lavorando il patriarca Bartolomeo. Scarsi i riferimenti a Papa Francesco. Va detto comunque che molte sono state le occasioni di incontro e di scambio all’interno del XXI incontro. Mi riferisco in particolare alla serata promossa dal presidente della Duma russa Nariskjnk… Altro momento suggestivo è stato il pomeriggio con pranzo offerto. Infine suggestiva è stata la visita al monastero di S. Sergio, un tempo conosciuto come monastero di Zagorski. Due considerazioni. La prima sul convegno. Tutto è stato ben organizzato. La segreteria merita un elogio particolare. Dal momento dell’arrivo a quello della partenza tutto ha funzionato in modo egregio. Grazie a Maria, Lilia, Anna.
Sui contenuti non mi posso sbilanciare troppo perché i lavori si sono svolti quasi sempre in russo, in greco. Solo la prima sessione ha messo a disposizione la traduzione, oltre che in inglese, in francese. Ma qual è la tradizione ortodossa in materia politica?
È utile ricordare che fin dagli anni Novanta del Novecento accanto al progetto ufficiale della religione di stato si sono delineate alcune particolari versioni dell’ortodossia politica. Mi riferisco in particolare al fondamentalismo politico, al panslavismo, al neoeurasismo, al comunismo ortodosso e al nazionalismo. La possibilità che nasca in Russia una ideologia fondata sulla religione o su altre religioni tradizionali è del tutto reale. Il potere attuale fa molti sforzi intellettuali e politici per creare una sua propria versione di religione di stato. Lo stato sfrutta ai suoi scopi la religione in generale, una concreta organizzazione religiosa che può portare un suo concreto contributo alla propaganda e alla legittimazione per creare l’ideologia nazionale.

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I rivoluzionari di destra

Il fondamentalismo politico si distingue per una incapacità di principio di accettare la modernità. Ma i fondamentalisti politici non sono conservatori, essi sono perennemente dei rivoluzionari di destra. Il loro progetto politico è di far rinascere la Russia come Regno ortodosso e come centro di opposizione ai processi deleteri. Non propone il riconoscimento di certi valori al posto di altri, ma la cultura ortodossa. L’ideologia del fondamentalismo politico è legata soprattutto al nome del metropolita Ioann di San Pietroburgo (1927 – 1955). Ora questa ideologia è professata da molte fraternità ortodosse e associazioni di fraternità.
Le idee dei fondamentalisti sono rifiutate dalla maggioranza della popolazione per la loro arcaicità, tuttavia proprio i fondamentalisti sono riusciti a mettere in atto azioni politiche che hanno avuto una risonanza sociale abbastanza ampia (per esempio, nel marzo del 2003 sono riusciti a sopprimere la mostra d’arte perché offendeva i sentimenti religiosi). I fondamentalisti sono riusciti ad ottenere persone profondamente motivate, capaci di intervenire direttamente in ogni azione politica. Questo è soprattutto il risultato della loro attività sociale che include la creazione di policlinici, di scuole domenicali e di soggiorni ortodossi politico – militari per giovani.


La fraternità slava

Il panslavismo moderno intende la civilizzazione russo – slava o ortodosso – slava come una fra le tante civiltà, e non intende separarla dal restante del mondo. Ciononostante i panslavisti affermano che la civiltà occidentale è strutturata in modo antagonistico rispetto alle altre civiltà e propongono il progetto di unione dei popoli slavi e ortodossi con la Russia. Il panslavismo moderno propone l’unione del mondo ortodosso con il mondo islamico, l’unità slava euroasiana (sostenitore di questa idea è, fra gli altri, il professor Boris Isakov, presidente dell’Accademia slava internazionale). Anche il noto panslavista Boleslav Tejkovskij dice che il progetto di unificazione degli slavi è soltanto una parte di un più ampio progetto geopolitico eurasiatico.
La maggior parte dei sostenitori non russi del panslavismo sono i socialisti che soffrono per la caduta del sistema mondiale socialista. Siccome la Bielorussia è l’unico stato dove il panslavismo fa parte della ideologia statale, i panslavisti di tutto il mondo guardano ad essa come al baluardo dell’unità slava. Aleksandr Lukashenko è il presidente onorario perpetuo del Comitato slavo internazionale, robusta organizzazione panslavista internazionale che riunisce i comitati slavi dei diversi paesi.. Intervenendo il 27 marzo 2003 al seminario degli operatori che dirigono gli organi statali repubblicani e locali, Lukashenko ha fatto notare che la Russia non è più il centro della civiltà degli slavi orientali e per questo “la Bielorussia deve attrarre le forze patriottiche di tutta la nostra Paria, cioè di tutto lo spazio post sovietico. Proprio qui gli uomini devono trovare la tribuna libera dal terrore neoliberale e dalla persecuzione.”
Il foro panslavista più importante sono i congressi che si svolgono ogni quattro anni. L’ultimo, il nono, si tenne a Minsk da 1 al 3 luglio 2005. Se il primo ed l secondo lavoravano in condizioni quasi clandestine, il congresso di Minsk si svolse in forma ufficiale e con il sostegno dell’Amministrazione del presidente.


Europa più Asia

Il neoeurasismo si distingue per un chiaro orientamento verso l’unione dell’ortodossia con l’islam. Le idee eurasiane lanciate nell’orizzonte politico russo, ora si possono trovare anche negli interventi delle più alte autorità dello stato.
La maggior parte dei progetti neoeurasiani sono legati al nome di Aleksandr Lugin. E’ lui che in campo politico ha creato ‘Il movimento euroasiano internazionale’ e ‘L’unione euroasiana della gioventù’. In opposizione al radicalismo di Dugin è nato il più moderato partito euroasiano ‘L’unione dei patrioti della Russia’ sotto la direzione di Abdul – Vached Nijazoc (musulmano neoconvertito, al secolo Vadim Medvedev), che fino al marzo del 2001 faceva parte della frazione ‘Unità’. Esiste pure il partito ‘Unione euroasiatica’ (già ‘Partito eurasiano’) che dopo l’allontanamento di Dugin è diretto da Petr Suslov.
Nessuna delle organizzazioni citate è riuscita a raggiungere successi significativi. Nessuna delle aspirazioni politiche di Dugin è stata realizzata, anche perché Dugin si è allontanato dall’opposizione politica ed ora sostiene il Presidente in carica. I membri della ‘Unione euroasiana della gioventù, dopo aver posto come loro scopo la lotta contro la ‘Rivoluzione arancione’, ora denominano ‘rivoluzione arancione’ quasi tutte le associazione della Russia che sono all’opposizione politica. L’unica organizzazione con cui collaborano è l’associazione debolmente fondamentalista ‘L’unione dei cittadini ortodossi’ che pure si è spostata a sostenere il presidente.


I patrioti di sinistra

Il comunismo ortodosso può essere chiamato una variante dell’ortodossia politica perché i continui riferimenti alla religione non permettono di annoverarlo fra le ideologie laiche. ‘Comunismo ortodosso’ non è un autodefinizione, ma piuttosto un termine usato dai giornalisti (i sostenitori del comunismo ortodosso normalmente preferiscono chiamarsi comunisti). Il comunismo ortodosso è vicino all’euroasismo in quanto tende a ristabilire ‘L’impero continentale’ e riportarlo ai suoi confini naturali (cioè ai confini dell’URSS, del ex lager socialista e magari ai confini dei paesi influenzati dall’URSS).
E’ difficile denominare quali siano le più consistenti organizzazioni comuniste ortodosse oltre al ‘Partito comunista russo’. Nonostante questo l’ideologia del comunismo ortodosso gode di costante popolarità e trapassa tutte le altre versioni dell’ortodossia politica. Il centro ideologico del comunismo ortodosso è il giornale ‘Zavtra’ (domani), di cui è redattore capo Prochanov che riesce a dare identico significato ad ognuna delle tre parole ‘antiliberale’, ‘sovietico’. ‘ortodosso’La differenza fra comunismo ortodosso e euroasismo sta che il primo rappresenta il conflitto fra il mondo occidentale e le altre civilizzazioni, non solo da un punto di vista religioso, ma anche come opposizione sociale. I comunisti ortodossi guardano all’occidente come nemico allo stesso tempo classista e religioso.


La fede patria

Il neonazionalismo russo, soprattutto nella sua forma radicale non gode di molta popolarità. Tuttavia elementi di questa ideologia spuntano in tutto lo spazio dell’ortodossia politica. I nazionalisti russi radicali rinnegano totalmente il cristianesimo; preferiscono sostituirlo con una pura religione pagana (essi preferiscono chiamarla fede patria). A volte i nazionalisti riconoscono egual diritto sia alla religione pagana che ortodossa. Una parte considerevole, non solo riconosce l’ortodossia e dichiara di volerla difendere, ma nello stesso tempo non rinnega ‘le tradizioni precristiane’. L’ortodossia dei nazionalisti russi si distingue essenzialmente dalla ortodossia nel suo significato canonico. Questa è una ‘fede patria’ che non ha un carattere universale.
Il nazionalismo russo non può essere una fede universale. Il progetto politico fondamentale dei nazionalisti è quello di fondare la così detta ‘Repubblica russa’ che deve tenersi segregata dalle altre repubbliche nazionali, allontanando preventivamente dal proprio territorio i rappresentanti delle altre etnie.


Russo significa sovietico

Nonostante la diversità delle forme esteriori, delle forme ideologiche, si può parlare di un’unica ideologia dell’ortodossia politica. Se una persona accetta queste idee o, sia pure, una parte di esse, con ciò stesso afferma la sua appartenenza all’ortodossia politica, anche se non è un fondamentalista o panslavista. Così per gli euroasiani l’idea fondamentale è l’unione con il mondo islamico, per i panslavisti questa è un’idea periferica e per i fondamentalisti politici è soltanto un frammento della loro concezione. Tutte le versioni dell’ideologia politica si trapassano l’un l’altra così che, a volte, sfociano in configurazioni strane di idee e di slogan.
Si distinguono radicalmente da tutte le altre versioni di ortodossia politica soltanto le concezioni dei fondamentalisti estremisti e dei nazionalisti estremisti: gli uni come gli altri disdegnano ogni rapporto con il mondo esterno e pretendono l’isolamento non solo della Russia, ma anche dello stesso russo etnico. Sebbene i fondamentalisti siano fautori fanatici dell’ortodossia, e i nazionalisti estremisti giungono normalmente al paganesimo, i loro programmi politici sono quasi identici.
L’interesse alla propria identità nazionale, presso la maggioranza dei russi, si ridestò dopo l’inizio della perestrojka, come reazione allo slancio inaspettato dell’autocoscienza delle altre nazionalità non russe accompagnata dall’accusa contro i russi di sciovinismo e di sfruttamento. Proprio per la necessità impellente di risolvere anzitutto i problemi dell’identità dei russi, tutte le versioni della ortodossia politica includono gli elementi dell’etnocentrismo russo. Del resto la situazione si complica per il fatto stesso che la Russia è una formazione plurietnica. Di conseguenza qualsiasi progetto etnico russo, in prospettiva può portare alla dissoluzione della Federazione russa.
I discorsi sulla realizzazione di un piano etnico nazionalistico in Russia sono diventati una moda, al punto tale che questo scenario viene considerato quasi inevitabile. In questo non c’è nulla di inverosimile. La popolazione delle grandi città è sempre più incline a considerare tutti i problemi sociali alla luce degli emigrati extracomunitari, e i vari club patriottico – militari, negli ultimi dieci anni, hanno preparato molti giovani non solo a conoscere le idee nazionalistiche, ma anche a prendere parte alla loro pratica attuazione. Il progetto politico ortodosso universale può contribuire al consolidamento interiore del paese, come pure attrarre ad esso gli alleati esterni. Può diventare un ideale progetto alternativo al progetto occidentale, la cui attuazione è impossibile a livello globale, dal momento che per questo non bastano le risorse del pianeta. Tuttavia l’apparire di questo ‘mondo ortodosso’, capace di risolvere vari problemi sorti nello spazio postsovietico, non può essere considerato in modo univoco. Questo, certamente porterà ad una certa destabilizzazione non però del sistema politico mondiale. La destabilizzazione non è per se stessa un fenomeno negativo. Tutto dipende dal suo grado e dalle conseguenze che ne derivano.

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Per ciò che riguarda il ruolo specifico dell’Ortodossia in Europa, è possibile constatare la presenza di diverse posizioni. Una prima, e forse la più interessante, concerne la presenza ortodossa in Europa e l’autodefinirsi nel molteplice dei cambiamenti culturali, sociali e geopolitici che negli ultimi decenni interessarono il vecchio continente. É stato, così, possibile constatare la presenza di diverse posizioni degli autori ortodossi in merito alla domanda. Le opinioni sono state spartite tra chi ha desiderato definire l’Ortodossia come una civiltà radicalmente diversa da quella europea occidentale e chi, al contrario, ha pensato ad essa come ad una parte integrale dell’Europa che s’estende dal Nord del Mar Atlantico fino al bacino orientale Mediterraneo e dagli Urali fino al golfo di Gibilterra. Parimenti c’è chi ha evidenziato l’apporto dell’Ortodossia nella formazione della civiltà europea, ma anche quei che hanno insistito all’inconciliabilità delle due Europe, ovvero dell’Europa ortodossa (greca/slava) e quella occidentale (cattolica/franca/moderna). In base a questi presupposti, questo studio propone un’analisi del cammino ecclesiastico, intellettuale e teologico del mondo teologico ed ecclesiastico greco della seconda metà del sec. XX, con la finalità di vedere lo sviluppo della discussione e la certa «problematizzazione» del dibattito. Il nostro scopo è quello di fare una sintesi critica delle posizioni dei teologi accademici ed ecclesiastici, in rapporto all’input dell’UE stessa ed alla partecipazione della Grecia in essa, realtà che pertanto ha dato il via ad una peculiare e feconda discussione
Ciò porta inevitabilmente ad un’altra questione affrontata dalla teologia greca attuale: quale Europa è stata discussa – e, in qualche certa maniera problematizzata – secondo le linee interpretative adottate dalla produzione teologica greca? Si parla dell’Europa moderna, vale a dire quella ispirata ai valori della modernità (laicità, ideologia dei diritti umani), della formazione dell’UE come unione politico-economica, dell’Europa medievale della scolastica e dell’Impero franco oppure dell’Europa dell’umanesimo e del rinascimento? L’esame dei testi potrà forse offrire una risposta convincente, seppur quelle «diverse Europe» spesso sono collegate tra di loro nella sintesi dei nostri autori. È, dunque, importante chiarire quale tipologia dell’Europa è stata quella più accolta e quale quella più problematizzata dagli autori ortodossi contemporanei, l’accettazione o problematizzazione che ha condizionato ora un atteggiamento positivo ora critico. Non è mancato poi chi ha poggiato l’idea di un passaggio progressivo da schemi riferimenti di contrasto («Ortodossia vs. Occidente») ad altri modelli quale «Ortodossia nel mondo moderno», pur di sottolineare la dinamica positiva del cristianesimo ortodosso nella più grande società europea contemporanea

Si può intuire che i differenti punti di vista hanno condotto a varianti ermeneutiche e finalità. Lo scopo, quindi sarà di studiare la domanda se nel pensiero teologico greco contemporaneo vi è un ruolo valido per la tradizione culturale e spirituale greco-ortodossa nell’Europa.
Non evitiamo l’analisi di testi e documenti di impronta critica per capire quale aspetto particolare dell’Europa è stato maggiormente contestato e perché da alcuni autori l’Ortodossia è stata posizionata al di fuori dell’orizzonte europeo.
L’importanza attuale della questione rivela l’indole di questo lavoro. Infatti, l’Europa sembra oggi diventare nuovamente un teatro per l’attuazione del messaggio cristiano. Tale impegno è correlato alle esigenze ed alle problematiche specifiche dell’Europa contemporanea, quali alla secolarizzazione, alla mancanza di riferimenti cristiani nel Preambolo del progetto della Costituzione dell’UE (il dibattito sulle«radici cristiane dell’Europa»). Inoltre la pluralità religiosa e il relativismo culturale pongono interrogativi sulle modalità della testimonianza cristiana e sul valore del cristianesimo per la società europea, in base al fatto che il cristianesimo è stato uno degli elementi fondanti della fisionomia europea, quello che ha sempre attraversato diverse vie per realizzare l’annuncio della salvezza. Oggi, nelle peculiari circostanze socio-culturali, tale domanda, profondamente missionaria – pur investita di una nozione «culturalistica» – torna valida. In effetti, si è giustamente osservato che «è parer comune che la cultura cristiana poggi su tre pilastri fondamentali: sul pensiero greco, sul diritto umano e sulla religione della Bibbia»

Per l’Ortodossia ellenofona – situata in una posizione cruciale tra il Mediterraneo orientale e l’Est europeo – ciò è stato tradotto nel compito di proporre una nuova creazione culturale, una nuova ricerca teologica, pastorale e missionaria europea, non univocamente svolta al passato,
Quali i rapporti fra prospettiva ortodossa e teologia politica? Come salvaguardare un’esperienza di fede autonoma rispetto ai condizionamenti del braccio secolare?
A che titolo il cattolicesimo politico opera in vista della società e della democrazia? Per trovare una risposta occorre tener presenti e specifiche storie nazionali. Mi è venuto spontaneo comparare la tematica in oggetto rispetto alla realtà italiana.

Il cattolicesimo politico deve fare i conti con la vicenda dei rapporto fra stato e chiesa dal Risorgimento in poi. L’unità nazionale procede in una situazione di conflitto espressa dal non expert, per cui i cattolici non dovevano essere elettori né eletti, situazione che verrà. La tensione si attenua e si arriva al regime di tolleranza che tollera la liceità di taluni cattolici che possono essere eletti, a titolo personale, grazie all’azione di singoli vescovi dentro liste concordate in base al patto Gentiloni. Solo con la fine del secolo dopo l’emanazione dell’enciclica di Leone XIII, Rerum novarum, si addiviene al tentativo dei cattolici di avviare una propria organizzazione intorno alla Democrazia cristiana. Tuttavia il tentativo di don Romolo Murri va condannato dalla chiesa e si dovrà attendere la fine della prima guerra mondiale per avere dei cattolici eletti dentro le liste di un partito di cattolici. Finalmente si arriverà al partito di luigi Sturzo con il partito popolare che pur non essendo formalmente un partito confessionale si avvarrà del sostegno della chiesa cattolica L’operazione troverà all’indomani della prima guerra mondiale degli ostacoli e si arriverà al prevalere del fascismo. Dopo il fascismo, all’indomani della seconda guerra mondiale con De Gasperi nasce e si afferma il partito della Democrazia cristiana che riuscirà a raccogliere i gruppi cattolici di differenziata opzione politica ed economico-sociale. Resisterà fino alla fine del secolo, per l’affermarsi del principio voluto dai vescovi dell’unità politica dei cattolici in funzione anticomunista. Per alcuni decenni si affermerà il principio che dall’unità di fede sarebbe dovuto derivare l’unità politica: da un unico battesimo un unico partito ed un’unica cultura cattolica. Si arriverà allo scioglimento del monofisismo politico e religioso in una quantità di gruppi e movimenti. Con l’affermazione della secolarizzazione, si assiste al tramonto della teologia politica e ad una sempre più sottolineata dell’autonomia dei cattolici sul piano politico. Quale sarà il futuro? A distanza di anni si può sottolineare che dopo la continua maturazione del cattolicesimo politico (1880-1980) l’analfabetismo religioso dei cattolici italiani è tornato a crescere.










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